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La posizione di Fipe sugli Home Restaurants

Una rapida diffusione stanno avendo i cosiddetti Home Restaurants, ormai definibili come vero e proprio fenomeno culturale.

Per prima cosa, però,cerchiamo di capire chi sono e cosa fanno: i padroni di casa si trasformano in chef e invitano poche persone a mangiare da loro spendendo pochissimo.

C’è chi lo fa per socializzare e chi perché ha la passione per i fornelli da condividere con turisti e amici reali e virtuali e non manca chi lo vede anche come una possibilità di integrare il proprio reddito.

Una cucina, un po’ di posto per ospitare gli ospiti, sapersi destreggiare tra pentole e fornelli; ed ecco qua’ la formula per creare il proprio Home Restaurant.

Fino a questo momento non servivano autorizzazioni del Comune o dell’Asl, “grazie all’articolo 1 comma 100 della Legge Finanziaria 2008 n.244 (del 24/12/2007)”. Non servivano perché chi ha un Home Restaurant, in teoria, non svolge un’attività di ristorazione con somministrazione di alimenti e bevande, ma semplicemente invita amici o persone trovate su internet a consumare un pasto nella propria casa in cambio di un piccolo compenso.

Si parla di piccolo compenso in quanto questa “pratica dell’ospitare” non poteva superare i 5000€ annui di “ricavi” altrimenti soggetti a sanzione da parte della Guardia di Finanza o dall’Agenzia delle Entrate e proprio perché si trattava di una pratica di hosting, ecco che anche l’attenzione alle regole igieniche e i relativi controlli Asl, sparivano.

Diciamo pure che chi si affidava ad un Home Restaurant lo faceva a suo rischio e pericolo.

Quel che è certo è che Fipe si è posto in netta opposizione a questa visione/definizione semplicistica di tale attività e ha fatto appello direttamente al Ministero dello Sviluppo Economico, al quale ha chiesto esplicitamente di confermare la natura commerciale di talune attività.

Il Ministero non solo ha definito esplicitamente tali attività come attività economiche in senso proprio, ma ha affermato anche che la disciplina commerciale applicabile agli Home Restaurant è quelle relativa alle attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico – artt. 64 e 71 D.Lgs. 59/2010 – sia per quanto riguarda il possesso dei requisiti necessari (morali e professionali) sia per l’obbligo di presentazione di una SCIA per l’inizio dell’attività o eventualmente della richiesta di autorizzazione, ove trattasi di attività svolte in zone tutelate.

Ne consegue inoltre che tali attività saranno soggette all’accertamento del requisito della sorvegli abilità come qualsiasi altro pubblico esercizio.

Non si può che esprimere apprezzamento per tale risoluzione, dato che con essa il Mise fa sì che il principio “stesso mercato, stesse regole” sia effettivamente applicato, in quanto, la diffusione di queste attività sta creando un’ulteriore forma di mercato parallelo e di concorrenza sleale nei confronti dei pubblici esercizi.